Acquistare da casa è comodo, veloce e privo di stress. Elimina file in cassa, code al camerino per provare un capo che poi non si acquista, mascherine, Green Pass, controlli, ecc… In questo scenario l’e-commerce diventa il paradiso perfetto: un luogo raggiungibile dalla propria dimora, senza dover incontrare nessuno, con la possibilità di trovare qualunque cosa.
I dati del rapporto sulla crescita degli e-commerce in Italia nel 2021 dicono che il trend positivo dell’anno passato non si è arrestato. Se nel 2020 il fatturato delle vendite online è stato di 22,700 miliardi di euro (+25%), il 2021 sta dimostrando di non essere da meno.
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano l’incidenza degli acquisti online sul retail che l’anno scorso era al 9%, quest’anno è all’11%.
I comparti emergenti
La crescita più grande registrata nel 2020 è del settore Food & Grocery che ha registrato +56%, grazie alla passione innata degli italiani per la cucina che è esplosa durante il lockdown.
L’altro comparto che ha registrato maggiori vendite è quello dell’Arredamento & Home Living con +30%. Mentre il settore informatico si è fermato al +18%, nonostante proprio a causa della pandemia le postazioni ufficio sono entrate nelle case degli italiani, così come la didattica a distanza, con tutti gli strumenti connessi. Ma sono ancora troppo poche le aziende presenti sul web con il loro e-commerce
L’Italia è fanalino di coda rispetto all’Europa per presenza aziendale sul web. Ancora solo il 24% delle imprese nostrane fa registrare la sua presenza digitale, il resto è assente. Inoltre, in questa percentuale bisogna contare anche tutte quelle aziende che hanno una presenza scarsa, discontinua, con una cattiva comunicazione o grandi problemi legati alla gestione del cliente online.
Mentre gli italiani vogliono più digital. Il rapporto presentato da Netcomm insieme a NetStyle e Tuttofood Milano del 2020 evidenziano come gli italiani vorrebbero “negozi di vicinato digitali”. Ma gli ostacoli maggiori per i retailer medio – piccoli sono legati alle seguenti problematiche:
- 28% Logistica;
- 32% Costi di gestione troppo elevati;
- 28% Mancanza di competenze su eCommerce e digital.
Il cambiamento dei retailer
Per riuscire a cambiare questo stato di cose le aziende devono operare su più fronti. Da un lato differenziando e migliorando l’offerta, dall’altro investendo nell’assunzione di professionisti digital che sappiano usare gli strumenti informatici per lanciare l’azienda in rete.
Quando in azienda si hanno a disposizione professionisti che sappiano utilizzare le tecnologie, è sufficiente iscriversi ad un servizio completo come l’hosting woocommerce per avere a disposizione un’e-commerce ricco di funzionalità e facilmente gestibile.
In questo modo i costi vengono ridotti ed in più si ha all’interno dell’azienda una persona con competenze trasversali, che possa incrementare le vendite attraverso campagne di social media marketing, migliorare la brand identity, targhettizzare i propri clienti.
Il grande gap italiano rispetto all’Europa è di competenze tecnologiche. Ancora tantissime aziende hanno grande difficoltà nel comprendere l’utilità di personale qualificato che si occupi della loro presenza digital. Non capisco il ritorno di investimento che possono ottenere.
L’esperienza d’acquisto online positiva fa ritornare
I dati del rapporto Netcomm mostrano come gli italiani siano più portati a ritornare quando hanno esperienze d’acquisto felici. Se all’inizio del 2020 si ipotizzava che una volta terminato il lockdown i consumi online sarebbero calati, i fatti hanno dimostrato che ci si sbagliava perché gli italiani hanno cambiato le loro abitudini d’acquisto.
Il 36,4% ha deciso di comprare online prodotti che prima invece sceglieva nel negozio fisico. Il 25% fa la spesa settimanale online, nonostante secondo il 42% i prezzi siano più alti rispetto a quelli nel negozio.
Il 53% del campione esaminato durante la ricerca afferma di voler usufruire di sistemi ibridi, che integrino canali digitali e fisici. Tra questi il 49% vorrebbe usufruire dell’e-commerce dei negozi limitrofi, mentre il 43% preferirebbe perlomeno ordinare online e poi passare a ritirare nello store fisico.
Il settore moda è quello maggiormente colpito dopo il lockdown
Nei vari comparti, dopo il primo lockdown, più o meno la situazione si è stabilizzata con un’integrazione tra realtà digitale e fisica, e-commerce e store reale, e una richiesta di maggiori servizi per il cliente. Invece il settore moda sta attraversando una rivoluzione digitale vera e propria.
Infatti, anche dopo il lockdown, i clienti prediligono gli acquisti online. Sono addirittura aumentati: i clienti low digital erano il 18% e ora invece sono il 24%; mentre quelli high digital sono diventati il 38% (erano il 28%).
Il comparto moda risulta dunque il più colpito dalla trasformazione digitale per motivazioni comprensibili: la possibilità di misurare i capi senza pressione alcuna, l’assenza di imbarazzo negli acquisti, la sensazione di maggiore sicurezza nel cambiarsi in un ambiente lontano dalle persone estranee.
Il mondo Fashion e Design è al centro di una vera e propria rivoluzione e dalla capacità di fronteggiarla dipenderà il suo destino.