La ludopatia viene percepita come un disturbo relativamente recente, anche se non è proprio così. Il riconoscimento della dipendenza da gioco come malattia vera e propria è stato riconosciuto in tempi recenti, in realtà. L’attivazione delle politiche europee ha permesso di conseguenza la creazione di percorsi utili per la guarigione.
Un programma per la ludopatia
Uno studio spagnolo risalente al 2001 ha esaminato il problema, stilando delle cifre, ma soprattutto proponendo di fissare degli step per curare la ludopatia. Negli anni le tecniche di guarigione si sono affinate, ma la proposta è un’ottima base da cui partire per debellare la malattia del gioco.
Primo step
Il primo punto è l’assoluta necessità di identificare la dipendenza. Quando una persona cara soffre a causa di questo disturbo, è quasi impossibile che riconosca di esserne affetto. Non accetterà di essere ludopatica o comunque non lo ammetterà. I familiari, gli amici e i conoscenti devono essere vigili e captare certi cambiamenti. Sbalzi d’umore, alterazioni economiche o sociali, sono tutti campanelli d’allarme che rivelano l’esistenza di un problema. L’appoggio di un professionista sarà necessario per impostare un trattamento che aiuti ad accettare il problema e a creare un cammino di cura.
Il dialogo conta molto
Punto due: è fondamentale dialogare. Le persone vicine al ludopatico devono spiegare la realtà della malattia. Dove, quando e come la dipendenza ha reso schiavo il loro caro. Sia che si tratti di gioco online, di sale slot o anche solo di scommesse. Tra l’altro negli ultimi anni è stato proprio Internet a peggiorare la situazione, con il semplice accesso alle scommesse online.
La cerchia di amici e familiari deve porsi l’obiettivo di comprendere quali sono i meccanismi e le abitudini che spingono la persona al gioco d’azzardo. Non sempre succede, ma talvolta questo problema si lega anche ad altre dipendenze, come sostanze alcoliche o stupefacenti.
Il dialogo deve accompagnarsi al controllo della situazione, attraverso una supervisione amorevole e non stressante. Perché il ludopatico è una persona spaventata che deve essere compresa e a sua volta deve capire di voler guarire. Lo stesso specialista deve inserirsi in questo dialogo costruttivo per il paziente. Prima per poter costruire un quadro clinico da studiare e poi per poter intervenire sulle abitudini e sulle eventuali altre dipendenze parallele.
L’accettazione è la chiave
Passo successivo è l’accettazione della ludopatia in quanto vera e propria condizione di malattia. E come qualunque altra patologia, deve essere curata.
È questo il momento cruciale, in cui la rete di sostegno attorno al paziente deve essere coesa. Per il soggetto ammettere di essere malato è il traguardo più difficile, perché pensa al gioco come ad un’attività del tutto normale. È necessario quindi che le fasi di guarigione procedano spedite, insieme al processo stesso di accettazione del problema.
Per uscire dal tunnel della dipendenza, il paziente che ha un atteggiamento positivo ha più possibilità di riprendersi in fretta.
Le alternative al gioco
Possono essere tanti i ‘vuoti’ che hanno portato il ludopatico a diventare schiavo del gioco. Per cui ancora una volta la cerchia di amici e parenti gioca un ruolo essenziale nel processo di disintossicazione. Devono infatti mostrare al loro caro ciò che c’è in alternativa al gioco, tutte le attività belle della vita. Si può organizzare un viaggio, fare delle uscite, organizzare attività per stare in compagnia.
Anche lo sport torna utile, per disintossicarsi e migliorare a tutti gli effetti la percezione della realtà che ci circonda.